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Rita Levi Montalcini, Maria De Laude e Rocca d'Arazzo.

  • Writer: Carlo Colombo
    Carlo Colombo
  • Mar 22, 2021
  • 3 min read

Il primo nome è sicuramente conosciuto da tutti, il secondo un po’ meno. Qual è il legame che unisce le due donne a Rocca d’Arazzo?

Maria De Laude nasce a Rocca d’Arazzo nel 1903, dove vive la sua infanzia e la sua adolescenza. Conosce e sposa Edoardo Aschieri, si trasferiscono a Torino dove aprono uno studio fotografico in corso Giulio Cesare. Ben presto la loro attività è stimata da tanti artisti torinesi, per l’eccellenza della riproduzione delle loro opere e da un pubblico borghese per le foto ricordo. Tra gli artisti vi è anche Paola Levi Montalcini, pittrice e sorella gemella di Rita, premio Nobel per la medicina nel 1986.

La simpatia che nasce tra Paola e Maria, incoraggia quest’ultima a mostrarle le sue poesie: versi scritti in modo frammentario su pezzetti di carta, retro di fatture, quadernetti scolastici della nipote. Maria scriveva durante la notte, di giorno, nei ritagli di tempo, tra lo sviluppo di una fotografia e il disbrigo delle faccende domestiche.

Dagli anni cinquanta in poi l’amicizia si consolida tra le due donne, e Maria conoscerà Rita Levi Montalcini nel 1970 a Roma. Fu un breve incontro, poiché da lì a poco il male incurabile che assediava Maria ormai da tre anni, ebbe il sopravvento. Sempre nel 1970, pochi mesi prima della dipartita terrena, uscì una prima raccolta di poesie della De Laude con il titolo: “Ho sentito camminare i pensieri”, pubblicazione fortemente voluta dal figlio Francesco, fotografo d’ arte. Ma è solo nel 1995, venticinque anni dopo, che è data alle stampe un’edizione integrale delle poesie della De Laude con il titolo: “Ascoltando il vocìo di comare erba”, con la prefazione di Rita Levi Montalcini.

La stessa Montalcini in un suo libro edito nel 1996 “Senz’olio contro vento”, ricorderà la figura di Maria De Laude assieme ad altri personaggi. Tutti da lei amorevolmente ritratti e scelti tra le innumerevoli personalità conosciute, poiché “avevano saputo affrontare il mare dell’esistenza con coraggio e determinazione”.

Nell’introdurre la De Laude, Rita Levi Montalcini ricorda la sua infanzia trascorsa a Rocca d’Arazzo. “Maria, eri nata nel 1903 a Rocca d’Arazzo una piccola frazione di Asti che dista pochi chilometri dalla città natia di mia madre (la madre Adele era nata ad Asti).

Rocca d’Arazzo anticamente era una cittadella fortificata dalle <rocche> (formazioni tufacee naturali) che dal paese scendono verso Tanaro; il nome d’ Arazzo si riferisce alla nobile famiglia astigiana degli Airazi che per alcuni secoli, nel medioevo, esercitò il dominio sul luogo. Il paese ancora oggi consiste in pochi casolari raggruppati sull’altura di una delle colline che fanno cintura attorno ad Asti. Su una di queste ho trascorso le giornate estive della mia infanzia, meditando sul mio futuro contemplando <il ventaglio di monti> che fanno corona alla <terra di perla> astigiana”.

E ora una poesia della De Laude che ci proietta nel passato di un’infanzia trascorsa a Rocca, fatta di poche cose, povere, semplici. Frammenti rimasti a lungo impressi nella memoria dell’autrice, prima di trovare spazio e forma su un foglio di carta e poter così risvegliare oggi, in qualche lettore, il ricordo di un’infanzia vissuta e raccontata dai nonni. Una fotografia di un paesaggio che ancora oggi, come allora rinnova le sue magie a chi sa aspettare e rispettare i ritmi della natura e avvicinarsi ad essa con discrezione, quasi in punta di punta di piedi.


Vetrina della mia infanzia

scintillio di vaste pianure sotto coltri di nebbia

sfondo di camini fumanti

breve sogno di memorie.

Fantasia di barbe bianche, teste d’argento

girotondo di gnomi giocondi.

Ricordi di felicità fatta di niente:

ombre di marionette infagottate da mille rattoppi,

madie fumanti di lieto appetito ignaro del dolore.

Corse sfrenate di piedi nudi doloranti

sul selciato pietroso.

Canti di etnie al chiaro lunare,

carri trainati su strade infuocate.

Sudore di umana pietà,

zoccoli stanchi di tramonto,

giaciglio di benessere dovuto.



Per me la poesia è un grande simbolo,

la immagino come un grande sogno.

(Maria De Laude)

 
 
 

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