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I favolosi anni Sessanta. Terza e ultima puntata.

  • Writer: Carlo Colombo
    Carlo Colombo
  • Mar 24, 2021
  • 3 min read

Updated: Mar 25, 2021

In famiglia avevamo una 600 Fiat, di colore bianco, di seconda mano, forse terza. Questo lo ignoro. Mio padre la usava tutti i giorni per andare a Milano per lavoro. Faceva l’autista del direttore generale della filiale italiana delle vetrerie francesi Saint Gobain. Indossava la divisa da chauffeur con tanto di cappello con visiera. Però ci teneva a dire che il tutto era confezionato dalla famosa sartoria Fraizzoli, ( il proprietario Ivanoe Fraizzoli da lì a qualche anno sarebbe diventato presidente dell’Inter, succedendo al più famoso Angelo Moratti).

A volte, il venerdì sera, mio padre tornava a casa con l’auto della ditta. Una Citroen DS 21 Pallas di un colore “blumareprofondo” con i sedili di velluto grigio scuro, imbottiti e morbidissimi. Mi sedevo dietro, mi sembrava di essere in un salotto e ricordo ancora la strana sensazione che provavo quando l’auto si sollevava, grazie alle sospensioni posteriori. La sigla DS, letta tutta d'un fiato in francese, suona come déesse, che significa "dea". Era tutto molto diverso dai viaggi nella piccola e rumorosa 600. Il piacere durava poco, perché mio padre doveva riportare l’auto il lunedì. Però ero sicuro che il sogno poteva ripetersi, altre volte. Bastava aspettare un venerdì.

Certo che poi è difficile rinunciare alle comodità, ma erano gli anni in cui di agi non ve ne erano molti. Il gabinetto era in cortile e non bisognava starci molto perché era in comune con altre famiglie. Soprattutto ricordo che non c'era ancora la possibilità di accedere ai "10 piani di morbidezza della Scottex", al massimo c'era la Gazzetta dello Sport o altro quotidiano. In inverno, rappresentava una prova di coraggio e di resistenza non da poco. Per arrivare all'obiettivo prefissato bisognava attraversare il cortile con la pioggia, con la neve, con il freddo. Insomma una prova ad ostacoli.

Per riscaldare le camere da letto al piano di sopra, ad un certo punto della sera, circa mezz’ora prima di andare a letto, aprivamo la botola sul soffitto dalle travi di legno. Il calore della stufa a metano poteva così salire e togliere un po’ di freddo e di umido. Mica tanto.

Per fortuna, ad un certo punto, ritornava l’estate. Era bello fare il bagno con l’acqua del pozzo, riscaldata prima nella tinozza al sole del pomeriggio.

Nel secchio, sul fondo del pozzo, tenevo in fresco la bottiglia della Spumador al gusto di caramello, la mia bibita preferita, che nulla aveva da invidiare alla più famosa Coca Cola. L’avete mai assaggiata? Provate e poi ne parliamo. Tranquilli, la producono ancora!

Alle quattro del pomeriggio, puntuale arrivava l’omino dei gelati col suo Ape Piaggio. Come al solito sostava in strada e avvertiva della sua presenza con il suono di una trombetta. Correvo con le ragazze e i ragazzi del cortile, aspettavo religiosamente il mio turno. Tenevo in mano un bicchiere di vetro che, da lì a poco, sarebbe stato riempito con del freschissimo gelato. Limone, panna, pistacchio, fragola. Ma sì, mettiamoci ancora qualche gusto.

Intanto, sentivo ancora la canzone di Paul Anka che stava per terminare. “Ogni volta che devo lasciarti, porto tanta tristezza nel cuor, e mi resta soltanto la gioia di pensare che un dì tornerò, di pensare che un dì tornerò, di pensare che un dì tornerò, di pensare che un dì tornerò”.

Le ultime frasi del ritornello mi dicevano che era arrivato anche per me il momento di ritornare a mettere il disco. Mica ce n’era una collezione! Bastava poco, questo era il nostro divertimento. Non so se si può chiamare felicità, ma ci eravamo quasi vicini...

... ancora una piccola cosa. A quell'epoca, quando alla tv compariva una di queste scritte Fine, The End, era il segnale che bisognava andare a nanna. Questo ti dice che avevo la fortuna di vedermi tutto il film e di non andare a letto subito dopo Carosello. Mi sentivo privilegiato, ma questa è un'altra storia che pubblicherò a breve.




 
 
 

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