Gli errori sono alla base della creatività? (Creatività 3)
- Carlo Colombo
- Apr 20, 2021
- 4 min read
Updated: May 3, 2021
Dopo l'allenamento in "Creatività 2", continuiamo il nostro percorso alla scoperta della creatività. Qualcuno ha detto che la creatività nasce dall’azione: è meglio rischiare di sbagliare, di commettere errori piuttosto che rinunciare all’azione. Bello da dire, difficile da accettare. Quando sbagliamo qualcosa come ci sentiamo? Perché a volte evitiamo di agire, di metterci in gioco? Brutta figura, proprio così.
Tutti vogliamo evitare il rischio di fare una brutta figura. Ce l’hanno inculcato sin da piccoli, e l’abbiamo interiorizzato. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere. Da allora è passato un po’ di tempo. Ora possiamo cambiare il nostro punto di vista, riconsiderare il nostro modo di vedere la brutta figura. Per cui l’invito all’azione è quello di prendere un foglio, un cartoncino e scrivere la seguente frase:“Corri ogni giorno il rischio di fare una brutta figura”. D’ora in poi questo sarà il nostro principio ispiratore. Tenetelo sempre bene in vista.
Avere successo non vuol dire che tutto è sempre ok, tutto riesce bene al primo colpo. Vediamo, quindi, alcuni esempi di storie di insuccessi, a volte ripetuti nel tempo, che si sono poi trasformati in successo. Insomma, esempi di brutte figure, di errori produttivi, creativi.

In questo momento, a casa vostra, in ufficio, da qualche parte c'è almeno una lampadina accesa. La lampadina a incandescenza è stata scoperta da Thomas Alva Edison nato a Milano, pardon a Milan, ma che non si trova in Lombardia, ma nello stato dell’Ohio. Divenne imprenditore di successo e come inventore registrò ben 1.093 brevetti, ma
all’inizio è stata dura anche per lui. Basta dare un'occhiata alla biografia. Mi piace però ricordare una frase che amava ripetere, quando non era ancora riuscito a inventare la lampadina:
“Non ho fallito, ho solo provato 10.000 metodi che non hanno funzionato”.
Forse che Edison avesse già messo in pratica il nostro principio ispiratore? Certo è che aveva sviluppato una forte autostima. Detto in altri termini, non gli importava nulla di fare brutte figure. Più ne faceva, più si avvicinava alla sua scoperta.

Bene. Facciamo un altro esempio, più vicino a noi, o meglio a portata di mano: il Post-it. Anche il Post-it nasce da un insuccesso. Il Post-it è stato scoperto mentre si era alla ricerca di tutt’altro. L’invenzione si deve a due ricercatori della 3M: Spencer Silver ed Arthur Fry.
Silver era stato incaricato di creare un materiale adesivo molto potente. L’obiettivo non venne raggiunto. Silver era riuscito, invece, a sviluppare un collante che permetteva di riposizionare il foglietto di carta, senza lasciare traccia. Un’ altra particolarità di questo adesivo era il fatto che aderiva ad ogni superficie. Ad ogni modo Silver non aveva realizzato ciò che l’azienda gli aveva chiesto, per questo il prodotto venne chiuso in un cassetto. Eravamo nel 1968.
Fry, l'altro ricercatore, era assiduo frequentatore della North Presbiterian Church di North St. Paul nel Minnesota, dove cantava nel coro. Ciò che lo faceva innervosire era la difficoltà nel tenere il segno nei libri dei canti. I foglietti inseriti tra le pagine scivolavano via facilmente e per questo Fry cercò un modo per incollare i segnalibri. Si ricordò dell’adesivo inventato da Silver e pensò che sarebbe stato il collante perfetto: nessuna traccia, facilità di spostamento e presa sulle pagine. Fry chiese, quindi, l’autorizzazione a sviluppare questo nuovo prodotto e, dopo qualche anno di ricerche, riuscì a trovare la combinazione giusta.
Nel 1977 la 3M finalmente disse di sì e, quindi, venne fatto un lancio di prova che purtroppo non ebbe esiti soddisfacenti. All’epoca si pensava di usare quella colla per attaccare e poi staccare alle bacheche aziendali degli annunci in formato A4 e così si fece il test promuovendo il prodotto per questo tipo di impiego.
Analizzando però i risultati, davvero poco incoraggianti, i manager della 3M si accorsero che i Post-it venivano usati in azienda in modo diverso da quello che si era pensato all’inizio. Infatti, i colleghi e i manager avevano cominciato ad usare i Post-it non come segnalibri o per la bacheca aziendale ma, come una nuova modalità di comunicare. Si lasciavano messaggi gli uni gli altri, annotati sui Post-it e attaccati un po’ ovunque. C’era chi li usava per segnare punti importanti di alcuni documenti, mettendoci una freccia sopra e chi annotava considerazioni personali vicino ai paragrafi in cui c’erano cose da tenere presenti. A questo punto la 3M convertì il nome della soluzione in “Post-it Notes”, sostituendo il precedente “Press and Peel” e ri-programmò un nuovo test in una città della Virginia, per vedere come le persone avrebbero risposto a questo nuovo spunto. Promossi in maniera differente i simpatici foglietti appiccicosi piacquero molto. Siamo nel 1980, il successo del Post-it da allora è stato ininterrotto.
Oggigiorno i Post-it, originariamente creati gialli e quadrati con lato 7,6 cm, sono realizzati in ben 8 misure, 25 forme e 62 colori e vengono distribuiti ed utilizzati in tutti gli uffici del globo. Nel 2003 la 3M ha sviluppato un particolare tipo di Post-it in grado di aderire meglio a stampanti, computer, frigoriferi ed automobili. Anche il Post-it si adegua alle novità tecnologiche!
Ancora due curiosità. Lo sapevate che per circumnavigare la terra servirebbero 506.880.000 Post-it e che una volta ne è rimasto attaccato uno alla fusoliera di un aereo arrivando sano e salvo all’arrivo dopo aver viaggiato a 500 miglia orarie, con temperature che arrivavano a meno 56 gradi centigradi.
Quante volte ci capita di prendere un oggetto tra le mani, come il Post-it di toccarlo, di utilizzarlo e pensare che esista così semplicemente, come il tostapane, la zip, la moka per il caffè, l’aereo, l’accendino, la penna a sfera, i corn flakes, i surgelati, la stilografica, il termosifone, il frigorifero e tantissimi altri.
In realtà, dietro ognuno di questi oggetti c’è una storia. Dietro alla sua ideazione, realizzazione nonché commercializzazione c’è una storia fatta di persone, di entusiasmi, di tentativi, di cadute, di errori che però non sono stati interpretati come fallimenti. Hanno saputo riconoscerli, prendere le distanze e ricominciare da capo, dopo ogni lampadina che si bruciava. Saper aspettare finché, finalmente, una è rimasta accesa. La prima di una lunghissima serie.
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