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Facciamoci qualche domanda. (Creatività 2)

  • Writer: Carlo Colombo
    Carlo Colombo
  • Apr 20, 2021
  • 4 min read

Updated: May 3, 2021

Ora riscaldiamo i nostri neuroni. Sono le cellule più complesse del nostro organismo, sono quelle che determinano chi siamo e cosa facciamo. I nostri neuroni ricevono e trasmettono informazioni, sono collegati tra di loro attraverso le sinapsi…non preoccupatevi, non è nelle mie intenzioni tenere una lezione di neuro anatomia nel raccontarvi l’evoluzione del nostro cervello, le aree da cui è composto e le differenti funzioni di ciascuna di esse. Volevo solo sollecitare la vostra curiosità su come funzioniamo.

Propongo, invece, tre brevi storielle che hanno l’obiettivo di risvegliare l’abitudine a fare domande. Una buona e salutare abitudine che raggiunge l’apice nella nostra infanzia, poi comincia a diminuire man a mano che entriamo nella cosiddetta società organizzata, a partire dall’asilo. Prosegue alle scuole elementari e così via, sino alla laurea e oltre.

Una domanda. Ci siamo mai chiesti perché da bambini facciamo tante domande?

Da bambini esploriamo il mondo con il linguaggio. Con l’acquisizione del linguaggio possiamo dialogare con i nostri genitori e loro ci aiutano a scoprire il mondo intorno a noi. “Mamma, perché il latte è bianco? Perché vengono le nuvole? Perché l’aereo quando vola diventa piccolo, piccolo?”. Perché, perché e, ancora, mille altri perché? Non c’è mai un ultimo perché. Sino allo sfinimento.

Però le nostre domande da piccoli, oltre a essere una fonte continua di divertimento, sono spesso, un bel rompicapo, cui non è facile rispondere su due piedi.

Quando siamo stati alle prese con la scoperta del linguaggio, la parola “perché” è stata come una bacchetta magica che ci ha aperto infinite porte. Una volta compreso come funzionava questo strumento meraviglioso, ce ne siamo serviti a piene mani.

In primo luogo, il perché provocava sempre una risposta da parte degli adulti. Parlare con la mamma o il papà di per sé rappresenta una ricompensa per ogni bambino.

Poi, le risposte dei genitori producono nuove parole, nuovi concetti e informazioni, aumentando così gli orizzonti di quel favoloso continente inesplorato che per il piccolo è il mondo che lo circonda.

Terzo, aiutano il bambino stesso a focalizzarsi, ad orientarsi fra le novità che scopre giorno dopo giorno, e a farsi una mappa della realtà.

Grazie ai nostri perché da bambini, abbiamo offerto ai nostri genitori una fessura da cui hanno potuto sbirciare all’interno delle nostre menti creative, per le quali nulla è scontato. A questo proposito ci viene in aiuto una frase del “Piccolo Principe”, bellissimo e famosissimo racconto scritto da Antoine de Saint-Exupéry: “I grandi non capiscono mai niente da soli, ed è faticoso, per i bambini, star sempre lì a dargli delle spiegazioni”.

Le domande dei bambini permettono di riflettere su questioni fondamentali della vita, alle quali il nostro quotidiano lascia ben poco spazio. I bambini ci stimolano ad essere fisici, biologi, ingegneri, meteorologi, e anche un po’ filosofi. Tutto questo ci spinge, per un istante, a condividere con loro l’emozione della scoperta.


Bene tutti noi siamo stati bambini, ora siamo tutti cresciuti: chi un po’ di più, chi un po’ di meno. Oltre all’esperienza legata ad un certo momento della vita, alla nostra età anagrafica, possiamo comunque risvegliare il bambino che è in ciascuno di noi.

Come fare?

È possibile, a qualsiasi età, risvegliare il nostro bambino interiore, il nostro bambino libero con diverse attività:

ludiche: far volare un aquilone, passeggiare senza meta, raccogliere conchiglie sulla spiaggia, ecc.

artistiche: disegnare, colorare, fare un collage, cantare, ballare, modellare con la creta, ecc.

produttive: scrivere un racconto, una poesia, cucinare i biscotti, scrivere una canzone, sognare ad occhi aperti, ecc.

relazionali: ridere, raccontare barzellette, abbracciarsi, organizzare una festa a sorpresa per un amico, ecc.

Mi rendo conto che alcune sono attività un po’ inusuali, ma nello sperimentarle ci si diverte. Ci dona entusiasmo e benessere (grazie alla liberazione delle endorfine, definite gli ormoni della felicità), permette di allontanarci dallo stress quotidiano e immergerci in uno “stato creativo”.

Allora facciamo un’immersione creativa. Vi invito a scoprire la soluzione di questi indovinelli.

La situazione migliore sarebbe quella di coinvolgere almeno tre, quattro amici, familiari, conoscenti.

E poi, trovare la soluzione ponendosi delle domande. Le soluzioni le trovate sicuramente in internet, in caso contrario scrivetemi e ve le fornirò volentieri.




Chicago, un uomo in ascensore

Mr. Smith vive in un attico al cinquantaquattresimo piano di un grattacielo a Chicago.

Ogni mattina quando deve andare in ufficio, scende con l’ascensore. E fin qui, nulla di strano.

A fine giornata, quando torna a casa, usa ancora l’ascensore (ovvio), ma sale soltanto fino al quarantottesimo piano e gli altri sei se li fa a piedi.

Perché?



Giallo a Sant’Anna

Peter Fischer, funzionario della gendarmeria cantonale zurighese, in vacanza a Sant’Anna, località collinare nel monferrato astigiano, si trova di fronte ad una situazione inattesa e tragica, mentre è in visita a conoscenti italiani.

Dopo aver suonato il campanello più volte, entra nella casa e in cucina trova Anselmo e Genoveffa distesi sul pavimento. Non danno segni di vita, Peter si avvicina e conclude che sono morti. Macchie di sangue però non se ne vedono. Il tappeto sotto i cadaveri è bagnato. Sul tappeto c’è anche del vetro rotto. Peter cerca subito di farsi un quadro della situazione e, mettendo a fuoco i vari elementi, trova la soluzione. Qual è?



Un proiettile

In un locale a Beirut, capitale del Libano, ci sono tre uomini che indicheremo con le lettere dell'alfabeto: A, B, C. Dalla finestra aperta un proiettile colpisce A a morte. Allora B dice a C: “Tra venti minuti morirai anche tu”.

Be allora chiediamoci: "Chi era B?" e "Come è morto C?"


Buon divertimento! Questi sono esercizi di riscaldamento. Bene, poi ci alleneremo ancora.

 
 
 

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