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Come prendiamo le nostre decisioni?

  • Writer: Carlo Colombo
    Carlo Colombo
  • Mar 17, 2021
  • 2 min read

Updated: Mar 18, 2021

Ogni giorno, prendiamo qualche centinaio di decisioni. Dalle più semplici: cosa indossare, quali biscotti mangiare a colazione la marca dello yogurt. Alle più complicate: come acquistare una casa, decidere se è il momento giusto di cambiare lavoro. Anche se capita spesso che scegliere un vestito, un accessorio risulti più difficile che sottoscrivere un piano di risparmio. Molti di noi credono che le nostre opinioni e decisioni si siano consolidate nel tempo, grazie ad un esame logico, razionale di fatti e idee. Nella realtà le cose funzionano in modo diverso.

Se un giorno mi alzo e sono convinto che la mia giornata sarà all’insegna della sfortuna. Cosa farò? Tenderò a selezionare solo i fatti che confermano questa mia convinzione. Tutti gli eventi positivi non saranno giudicati rilevanti. La percezione delle cose è, infatti, soggettiva: dipende dai nostri vissuti, dagli stati d’animo, dalle situazioni contingenti.

Stiamo parlando di quel processo inconsapevole che prende il nome di “dissonanza cognitiva: le nostre credenze e convinzioni orientano il nostro modo di percepire i fatti, in modo che essi si adattino alle nostre aspettative.

Se volessimo fare una scelta razionale, dovremmo aver prima esaminato nel dettaglio le variabili possibili e, infine, decidere traendo conclusioni logiche. Nella realtà questo non accade mai: decidiamo attraverso scorciatoie cognitive che portano a fare scelte secondo l’impressione generale che ci siamo costruiti.


Quali sono le scorciatoie più diffuse?

Diamo maggior peso agli eventi più recenti. Attribuiamo importanza a informazioni che confermano le nostre aspettative e convinzioni. Facciamo molta fatica a modificare la prima impressione. Scegliamo le alternative meno rischiose. Riponiamo eccessiva fiducia in noi stessi, nel nostro istinto. Queste e altre trappole cognitive ci accompagnano, quando prendiamo le nostre decisioni.


Alla fine, siamo meno razionali di quello che pensiamo, ma non disperiamo: essere decisori imperfetti è la dimostrazione che sentiamo ancora le nostre emozioni. Lo confermano anche gli scienziati che progettano robot pensanti. Le difficoltà maggiori consistono, infatti, nella creazione artificiale delle funzioni di sintesi, di ragionamento astratto: dimensioni che non possono ridursi al semplice calcolo razionale di costi e benefici, dei pro e dei contro.

In altre parole, sono proprio le nostre imperfezioni a renderci esseri unici e irripetibili. Decidiamo con la mente e con il cuore. Le macchine non lo fanno, almeno per il momento. Speriamo che anche per il futuro le cose rimangano uguali. Tu cosa ne pensi?


 
 
 

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