top of page
Search

Chi sono i giovani della Generazione Z?

  • Writer: Carlo Colombo
    Carlo Colombo
  • Mar 18, 2021
  • 3 min read

I giovani, i giovanissimi della Generazione Z sono il target del futuro, quello che nei prossimi anni influenzerà di più le strategie di marketing, o meglio di digital marketing delle aziende. Sono i nati dalla seconda metà degli anni ’90, fino al 2010. Stiamo parlando di un esercito di ragazze e ragazzi, dagli 11 ai 26 anni, quasi 2 miliardi in tutto il mondo, circa 20 milioni in Italia, che nel 2025 costituiranno oltre il 30% della forza lavoro.

Talenti del futuro, certo non tutti, che stanno rivoluzionando anche l'approccio con cui le aziende sono costrette, volenti o nolenti, ad integrare queste risorse nel miglior modo possibile. I giovani preferiscono lavorare in aziende dove il lavoro per obiettivi prevale sul lavoro per gerarchie. Più della metà di loro, e questo è proprio frutto dell’economia digitale, faranno diversi lavori contemporaneamente. Si assisterà nei prossimi anni ad una “destrutturazione del lavoro” così come è organizzato oggi, per arrivare a costruire nuovi mestieri e nuovi paradigmi.

È una generazione che dà moltissima importanza alla personalizzazione e alla rilevanza. Ovvero a messaggi che incontrino interessi, abitudini, esigenze e caratteristiche del singolo utente. A questo proposito trovo emblematica la definizione di “ego-utente”. Vale a dire ciò che viene definita come una sorta di unità organizzativa indipendente, che assume informazioni in tempo reale da internet. Aggiorna costantemente il suo sapere (spesso, anzi quasi mai, verificandone l’attendibilità!) e prende decisioni in un eterno presente, o meglio in una sua degenerazione che viene definita “presentismo”. Quello che conta è l’istante. Il tempo non si basa più sulla classica divisione tra passato, presente e futuro, ma è una sequenza ininterrotta di istanti. Nell’istante tutto nasce, tutto si dissolve. Sino all’istante successivo e così via.

I giovani della Generazione Z utilizzano ben cinque dispositivi (contro i tre dei Millennials, la generazione che li ha preceduti): smartphone, desktop, notebook, TV e tablet o iPod. Tutto positivo?

È necessario però considerare la soglia di attenzione. Recenti studi ci dicono che la media è di 8 secondi. Vale a dire un tempo di attenzione minore di quello di un pesciolino rosso che ci osserva dalla sua boccia in vetro che è, invece, di 9 secondi. Sino a cinque anni fa, la soglia per i giovani era di 12 secondi. I giovani della Generazione Z sono cresciuti in un’epoca in cui venivano, e sono ancora, bombardati da messaggi commerciali, da tutte le direzioni. Si sono, quindi, adattati velocemente nel compiere una valutazione preventiva sull’utilità e la qualità dell’informazione. O li catturi subito, o vanno da un’altra parte. Il calo dell’attenzione, l’eccesso di stimoli, la velocità di switch da un’attività all’altra sono loro caratteristiche ancora oggetto di studio. L’iperconnessione, come è ormai noto, induce delle modificazioni su meccanismi biologici che avvengono nel nostro cervello.

La sfida aperta di tutte le aziende che si rivolgono a loro come potenziali consumatori, è quella di influire sui circuiti del piacere, della gratificazione. Di accendere una vera dipendenza. Tutto ciò deve essere fatto con parole semplici e, forse più, con l’utilizzo d’ immagini. Ci siamo già arrivati!

Un altro aspetto che differenzia fortemente la Generazione Z da quella precedente è la presenza di un forte spirito di imprenditorialità e di intraprendenza. Effettuano la scelta dell’università considerando la disponibilità effettiva di lavoro. Vedono lo stage in azienda come primo passo verso l’assunzione. Nutrono però timori circa la sottoccupazione, vale a dire lo svolgere un lavoro al di sotto delle loro competenze. Vogliono anche avere tempo per la loro vita personale. Stimano di rimanere nella prima azienda non più di 3, 4 anni. Oggi si stanno formando per lavori, per professioni che ancora non conoscono.

Sono indipendenti. La Generazione Z valorizza l’indipendenza economica ed ambisce ad avere una casa propria, anziché rimanere sotto l’ala protettiva dei genitori. Tutto questo, però, all’insegna dell’idealismo: vogliono provocare un impatto positivo sulla vita delle persone, e lasciare il proprio segno nel mondo, attraverso le loro future attività.

Accanto a tutto ciò, si stanno affacciando nuove tendenze. I giovani della Generazione Z stanno ritornando nel buon caro vecchio mondo offline, dove tutto è meno social, ma forse un po’ più vero. Ritorna il desiderio di costruire amicizie reali. Speriamo che questa tendenza prosegua.


 
 
 

Comments


Post: Blog2_Post

©2021 by Carlo Colombo.

bottom of page