A ciascuno il suo ikigai.
- Carlo Colombo
- May 12, 2021
- 2 min read
Per motivi di lavoro nel 2018 mi sono imbattuto in un saggio di Ken Mogi dal titolo: “Il piccolo libro dell’ikigai”, sottotitolato “la via giapponese alla felicità”. L’ho ritrovato in questi giorni e l’ho riletto con piacere. Bene, partiamo dall’autore. Kenichiro «Ken» Mogi è un neuroscienziato giapponese, ricercatore per Sony Computer Science Laboratories e visiting professor all'Università di Tokyo. Ha pubblicato decine di articoli scientifici ed è famoso per le sue TED Talks. In Giappone i suoi libri hanno venduto quasi un milione di copie, in Italia è arrivato nel 2018, grazie a Einaudi.

Cos’è l’ikigai?
La parola giapponese è composta da iki (vivere) e gai (ragione). Tutti abbiamo il nostro ikigai, ma non sempre ne siamo consapevoli. È quella forza che ci aiuta, ci spinge ad alzarci al mattino, ad uscire dalla nostra zona di comfort e ci dà l’entusiasmo per incontrare ogni giornata. È la soddisfazione che nasce dal compiere gesti naturali e scoprirli preziosi per se stessi e anche per gli altri. Abita il regno delle piccole cose. È la gioia inaspettata che si prova per un raggio di sole dopo una pioggia intensa, per un caffè caldo dall’aroma avvolgente e bevuto con la persona a te più cara, per il sorriso sincero di un nipotino. Riguarda lo scoprire, il definire e il saper apprezzare i piaceri che la vita ci offre e che per ciascuno di noi racchiudono un significato particolare.
Quali sono i pilastri, le fondamenta di tanta felicità?
Cominciare in piccolo
Dimenticarsi di sé
Armonia e sostenibilità
Gioia per le piccole cose
Stare nel qui ed ora.
Tra di essi non vi è una gerarchia, l’uno non è più importante degli altri e non bisogna possederli tutti insieme: ne basta qualcuno o addirittura uno solo per fornire una base solida al nostro ikigai.
Trovare poi quale sia la vera ragione della nostra esistenza, richiede una ricerca interiore che può essere lunga e difficile e la sua conclusione positiva porta con sé una profonda soddisfazione.
Personalmente credo che la ricerca sia di per se stessa un ikigai. Se però non dovessimo arrivare a comprendere appieno il senso della nostra esistenza, destino comune a molti, anzi moltissimi di noi, avremo provato comunque gioia durante il cammino, quand’anche avessimo fatto anche una sola sosta. Quella che ci ha permesso di ammirare, di provare stupore per la bellezza di un fiore che spunta dalla neve e che stavamo calpestando con gli scarponi ai piedi. Per fortuna in quel momento abbiamo rivolto il nostro sguardo verso il manto nevoso, in basso.
Come cominciare la ricerca del nostro ikigai?
Come ci suggerisce Ken Mogi, possiamo porci due domande:
Quali sono le cose che per noi hanno più valore sentimentale?
Quali sono le piccole cose che ci danno più piacere?
Possiamo partire da qui per scoprire il nostro personale ikigai: a ciascuno il suo.
L’invito è quello di leggere il libro, con una sola avvertenza: gli esempi riportati non mi hanno sempre convinto. Un conto è la ricerca dell’ikigai, cosa diversa è l’ossessione maniacale per la perfezione o il voler ricercare da parte dell’autore un ikigai per ogni cosa che i giapponesi fanno. Attenzione, ci si può anche incamminare sulla via giapponese dell’infelicità!
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